Guido Boscherini è di Santa Sofia, lo chiamano Stoppa perché ha i capelli così chiari che ricordano il bianco della stoppa. Dopo l’8 settembre 1943 si unisce ai primi nuclei di ribelli che si stanno formando sull’appennino romagnolo, prima come staffetta poi come mitragliere. Il 5 febbraio ‘44 è nella squadra che entra a Premilcuore con un piano assurdo: sequestrare donna Edvige, sorella di Mussolini, e usarla per lo scambio di prigionieri, ma questa ha lasciato il paese il giorno prima. La squadra decide così di attaccare la caserma della milizia per procurarsi delle armi.
Stoppa si mette a mitragliare alle finestre per rispondere ai colpi dei fascisti. È sicuro, deciso, non dà tregua al nemico. Ma a un tratto si ritrova scoperto e viene colpito da una raffica. Il vaso vuole che a comandare la caserma dei fascisti, e presente allo scontro, ci sia Nello Zecchini, cugino di Stoppa. Viene concordata una tregua per recuperare il ferito, mentre arriva la notizia che i rinforzi della milizia stanno giungendo in paese. I partigiani ripiegano sui monti trasportando Stoppa su una barella di fortuna. Giungono a fatica a un podere che si chiama Tiravento, dove li accoglie una famiglia in condizioni poverissime. Alle 2 del mattino Stoppa muore. Ha 24 anni ed è il primo caduto della brigata romagnola. Sarà medaglia d’argento per meriti partigiani. La sua morte colpisce profondamente i suoi compagni, soprattutto i più giovani. Ma l’eco del sacrificio si sparge in tutta la Romagna e risuona tutt’ora, in particolare a Santa Sofia, dove ancora oggi tutti ricordano Stoppa e le strofe della canzone “Giovanna mia”, composta per ricordare il giovane partigiano e la ragazza di cui era innamorato.