Autunno 1943. Una squadra di ribelli della zona della Samoggia, al comando di Francesco Donatini, si sta trasferendo verso il Monte Falterona, quando viene avvertita che tre compagni sono stati imprigionati a Rocca San Casciano. È trascorso meno di un mese dall’8 settembre e le grandi formazioni partigiane ancora non esistono, gli Alleati sono lontani, le armi scarsissime. Si decide comunque di liberarli e una squadra di quattro partigiani scende in paese.
Alle 16.00, Alvaro Mini, custode del reparto maschile sente suonare il campanello. Non vedendo nessuno dallo spioncino, apre e si ritrova la canna di un moschetto al petto. I quattro lo spingono dentro e si fanno condurre alla cella dei compagni, liberandoli e rinchiudendo il custode. Poco dopo, nella fuga attraverso la piazza, vengono accolti dagli applausi.
Il 27 marzo viene notato in paese il leggendario Silvio Corbari assieme a iris Versari, sono vestiti in modo strano, lei da uomo, e sono qui per uccidere Federico Selvaggi, segretario del fascio locale, che spesso siede al Caffè Stella. Corbari si avvicina al porticato della piazza mentre Iris si ferma alla fine del borgo. Vengono però notati dal maresciallo dei carabinieri Guglielmo Accardi che mette mano alla fondina, ma viene anticipato da Iris e freddato con quattro colpo di pistola. A Rocca San Casciano inizieranno anche le scorribande del “camion fantasma”. Un mezzo sottratto ai militi del paese che seminerá scompiglio in una vasta area attaccando caserme, posti di blocco e pattuglie nazifasciste. Un vero e proprio GAP motorizzato composto da Amerigo Donatini, Dino Ciani, Matteo Molignoni e Max Emiliani, ai quali si unirà anche Corbari.