LA TESTA ERA LEGGERMENTE DISTACCATA

Aldo dice 26 x 1.

Questo è il messaggio diffuso dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia indicante nel giorno 26 aprile e nell’ora 1 di notte l’inizio all’insurrezione.
Forlì era già libera dal novembre dell’anno precedente, grazie alle azioni delle donne e degli uomini che hanno portato la città a essere insignita di una medaglia al valor militareebe per meriti partigiani.
Circa un mese prima, nel marzo del ’45, dalla campagna forlivese era tornata alla luce qualcos’altro: Ebe, opera simbolo dello sculture Antonio Canova, era riaffiorata dal buio dopo essere stata nascosta e messa in sicurezza per mesi. Nessuno era conoscenza della sua ubicazione. Ma molti furono i coraggiosi che permisero di salvarla.
Scolpita nel marmo tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, al mondo ne esistono quattro versioni, una a Berlino, una a San Pietroburgo, una in Inghilterra e l’ultima, commissionata dalla contessa Guarini di Forlì, si trova oggi presso i Musei San Domenico.
Durante il fascismo venne occultata nella Villa della famiglia Beltramelli di Borgo Sisa, murata all’interno di una volta di una rimessa della fattoria, dopo essere stata imballata in un’incastellatura di legno. Lì dentro resistette alle bombe e ai saccheggi, prima dei tedeschi, poi degli Alleati che bruciarono e portarono via tutto: mobili, carteggi, opere d’arte, intere biblioteche.
Nel marzo del ’45, un mese prima dell’insurrezione nazionale, Ebe verrà recuperata. Il cronista Antonio Mambelli scrisse che la testa era bagnata e leggermente distaccata a causa di un’esplosione, ma la condizioni erano buone.
È grazie anche al coraggio di chi si adoperò per proteggere l’arte e la cultura dal saccheggio degli invasori, dei vigliacchi e dei traditori, che oggi possiamo ammirare alcune delle opere più belle al mondo e che spesso, non tutti lo sanno, hanno alle spalle piccole storie di resistenza.

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