
9 novembre 1944. Liberazione di Forlì. Come ogni anno, mi piace raccontare un evento legato a quei giorni. La prima frazione a essere liberata fu San Martino in Strada, il giorno prima.
Il paese è avvolto dalla nebbia e il caporale Irvine, a capo della 4° divisione inglese, sta avanzando casa per casa. Si avvicina al Mulino de’ Fig’, cioè del fico, per le piante che lo circondano: “Ci fermammo dietro l’ultima casa mitragliata. Entrai con della carne in scatola per fare uno scambio e trovai il vecchio mugnaio. Suo figlio, dalla testa color carota, mi accompagnò di sopra, dove c’era il foro di una cannonata. Il mugnaio disse che era successo la mattina prima e mi resi conto che era stata la 5° squadra a farlo. Un po’ arrossendo glielo spiegai, ma con sorpresa mi diede una pacca sulla schiena e disse “Bravo!” Il fatto aveva scacciato i tedeschi.

Tornato fuori, vidi i civili con al braccio la fascia dei patrioti percorrere la strada in bicicletta, ciascuno armato di un fucile. Alle 11 andammo nelle barricate attraverso la foschia. Eravamo a circa a 1 km da Forlì. Per la strada c’erano folle acclamanti che battevano le mani e offrivano vino, una roba terribile, ogni volta che ci fermavamo.”
Alcuni anni fa, Bruce Irvine, figlio del caporale, visitò i luoghi del diario del padre. Bussando alla porta dello stesso mulino si ritrovò davanti l’ottantenne Virgilio Gardelli, scoprendo con commozione che si trattava del bambino dai capelli color carota.
