
La Seghettina è un luogo sperduto nel cuore delle foreste casentinesi. Eppure, alla fine del ’43, qui si scrisse la storia. Un gruppo di ufficiali inglesi, fuggiti dal carcere toscano di Vinciliata, fu condotto qui grazie alla rete antifascista locale. Il gruppo rimase alla Seghettina diversi mesi, incrociando le vite e i destini di persone come il comandante partigiano Libero; Arturo e Tonino Spazzoli (a capo di una vasta rete clandestina), l’agente dei servizi segreti americani Bruno Vailati; il capo del Fronte Nazionale Giusto Tolloy, ma anche il socialista Torquato Nanni e l’ex squadrista Leandro Arpinati, torbido individuo passato all’antifascismo per tentare di ripulirsi.

È alla Seghettina che nacque il primo progetto d’azione militare unitaria tra alleati e partigiani. È qui che si pianificarono i primi aviolanci di armi. Ed è da qui, grazie alla solidarietà dei romagnoli, che gli inglesi partirono per raggiungere le linee alleate nascosti casa per casa, scoprendo che erano le persone comuni a mantenere intatta ed efficace la Resistenza di questa terra. Così scrisse il gen. Neame nelle sue memorie: “Di una cosa eravamo assolutamente certi, nessun contadino di queste montagne ci avrebbe mai tradito, né per denaro, né per minacce.”