
Dopo la guerra, all’aeroporto di Forlì furono riesumati 52 cadaveri. Erano uomini e donne rastrellati e uccisi in giugno e settembre del ’44, tra i quali ostaggi, antifascisti ed ebrei. I responsabili, facenti parte delle SS di stanza in città, furono identificati grazie a un disertore e a una foto scattata prima di abbandonare la città. Il fotografo era Duilio Zanelli, che aveva lo studio in Corso Garibaldi 13. Zanelli era stato arrestato il 19 agosto precedente per essersi rifiutato di scattare delle fotografie ai corpi della Banda Corbari appesi ai lampioni della piazza. Rimase in prigione fino al 15 settembre, denunciato per istigazione a delinquere in danno all’autorità militare germanica.
Il giorno successivo al suo rilascio, il comandante delle SS Karl Schutz e 12 ufficiali si presentarono al suo studio costringendolo a scattare una foto a ciascun ufficiale e alcuni giorni dopo una foto di gruppo. Nonostante ciò, il fascicolo con i nomi dei responsabili nel dopoguerra fu occultato e rinvenuto soltanto nel ’94 dentro al cosiddetto “armadio della vergogna”, unito ai documenti sulle inchieste per i crimini di guerra in Italia. Nel 2003 furono riaperte le indagini ma dopo aver accertato che i responsabili dell’eccidio di Forlì erano tutti deceduti o irrintracciabili, gli atti furono archiviati.